Ch’io m’affoghi ne l’onde d’Erimanto;
Dentro lui pargoletto
Hebbi a perdere la vita,
E per gran meraviglia io ne campai;
Oggi pur mi vi traggie
La legge, ch’io sprezzai.
Tir.Un gran fascio di mali
Stringi in poche parole;
Deh, fa più piano alquanto il tuo parlare;
Come è che pargoletto
Havesti ad affogarti in Erimanto?
Meg.Come ciò fosse io non saprei narrare;
Sò, ch’indi fui raccolto;
E questo io sò perche mi fù narrato
Da lui, che mi raccolse;
Io di me non sò nulla;
Voi vedete un disprezzo di natura,
Natoci per morir subitamente;
Campato da la morte,
Per offerirsi a più crudel ventura.
Tir.Colui, che ti raccolse
Come chiamossi? e dove
Ti trasse d’Erimanto?
Meg.Ei si chiamava, et anco oggi si chiama
Per nome Melibeo;
Ei solea raccontarmi,
Che là, dove Erimanto
Entra nel fiume Alfeo,
Già vide correr voto un navicello,
In cui solo posava un fanciulletto,
C’havea forse cinque anni;
E lo trasse dal fiume a sue capanne,
E per pietà nudrillo;