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il duomo 93

pensiero s’affollò nelle immense navate in giorni di solenni feste religiose, di fastose incoronazioni, di pomposi funerali! Che solitudine e che silenzio nei giorni tranquilli dell’anno quando l’organo non fa udire la sua voce armoniosa, e il canto dei fanciulli non si espande limpido e sonoro sotto le vôlte. Come ci si sente piccini in Duomo e nello stesso tempo come vicini a Dio! le preghiere appena uscite dalle labbra par che piglino il volo verso l’alto, e noi stessi ci sentiamo come librati nell’infinito.

Pregare in Duomo vuol dire lasciar vagare lo spirito dietro gli occhi nella variopinta penombra, in un dolcissimo assopimento fisico, in un indefinito mistico sogno: non vanno a pregare in Duomo quelli che sanno che cosa chiedere a Dio: i dolenti che hanno bisogno aiuto e conforto cercano l’ombra raccolta delle chiese umili e piccine.

O candido e frastagliato tempio, che sembri sprigionarti dal centro della città operosa e rumorosa come l’aspirazione prepotente ad una idealità, come arresti ammirata la folla spensierata e gaudente, quando nei pomeriggi d’inverno esci fuori come una visione dalla nebbia colle tue punte di ghiaccio rosate e vaporose!