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sant’ambrogio 83

Sant’Ambrogio non sarà più lo spensierato accorrere a una fiera più che a una storica, veneranda basilica; un incalzare rumoroso, un pigiarsi irreverente per precipitare giù dai gradini nel quieto atrio, — quasi che vi fosse ancora l’urna di porfido ripiena di vino che gli abati distribuivano un tempo ai poveri; — un sospingersi alle porte per ritrovarsi intontiti nella buia severa chiesa parata di rosso, splendente di lumi. Ma sarà, in giorni dell’anno più tranquilli, un tranquillo, pensoso rivivere intorno ad esso di antiche, grandiose memorie.

È solenne la pace che regna ancora oggi nella vasta piazza intorno alla basilica coronata di folti alberi, circondata e come chiusa da vecchie casipole, da cortiletti umidi dove crescono de’ tisici alberetti, — a cui s’affacciano visi sbarbati di vecchi sacristani, e ascetici pallidi visi di vecchie serventi di canonici.

L’atrio di Ansperto sembra, dopo aver rasentato quelle casette, ancora più massiccio: l’entrarvi impone il silenzio come se già fossimo in chiesa. Da queste mura erette a difesa di una casa di Dio, tutto un fiero passato di lotte, di tumulti e di invasioni s’affaccia alla mente; volgendosi a guardar fuor dalle porte, sulla piazza