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76 sant’eustorgio

Francesco Sforza, così divota alla chiesa, così devota al marito, così innamorata dell’arte.

Nelle esili, soavi figure d’angeli che sembrano danzare fra ghirlande di fiori e di frutti variopinti, nelle testine scolpite di cherubini che sorridono dalla fascia intorno, nei nimbi, nei raggi d’oro, in tutte le figure dell’affresco che ricopre la cappella è una così gentile idealità, che ci par di vedere le mani degli artisti farsi lievi, penetrate di turbamento e di rispetto sotto gli sguardi della Duchessa intenta all’opera loro.



.... Uscendo sulla piazza, nel corso popoloso, fra le baracche de’ venditori ambulanti, ci rivolgiamo un’ultima volta verso la bella chiesa restaurata, alziamo gli occhi all’alto campanile rimasto immutato da quando Azzone Visconti lo eresse, e ci vien fatto di pensare alla fallacità della giustizia umana e all’infallibilità della divina.