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gnale che gli era sopra, ma con espressione di intensa beatitudine verso la gloria che intravvedeva luminosa nel cielo — non trovò quiete neppur esso sull’altare. Nel 1797 i Francesi se lo portarono via a Parigi insieme ai cavalli di San Marco e a tutti gli altri tesori; poi, restituito al suo altare, vi arse nel 1867 in una fiammata, che forse concesse finalmente la pace allo spirito agitato che tanti roghi accese per bruciar gli eretici.

Ora, chi entra nella chiesa di Sant’Eustorgio, e oltrepassate le cappelle cogli splendidi monumenti dei patrizi, al di là dell’altar maggiore si ritrova nella maravigliosa cappella di Michelozzo, davanti al ricco mausoleo del santo scolpito da Giovanni Balduccio da Pisa, è preso da un senso profondo di rispetto, quasi che dopo aver assistito al martirio che non lasciò pace per secoli alle ossa di Pietro da Verona, fosse penetrato dalla certezza della sua santità e della sua gloria.

Forse nella splendida cappella, ad ispirare gli artisti toscani che vi lavoravano collo scalpello e col pennello, insieme a Pigello Portinari che la faceva costruire, veniva tratto tratto anche Bianca Maria Visconti, la dolce compagna di