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64 | san gottardo |
riempito ne’ vuoti dove il tempo, le intemperie o le rondini portavano maggior rovina. Non crollò, rimase miracolosamente in piedi; i fulmini colpivano l’angelo di rame dorato, ritto sul suo vertice; ali, testa, bandiera, tutto fu portato via, ma così mutilata, la figurina rimase ancora dritta sulla palla, coll’asta fra le mani, sulla cui cima, nella stella, è l’agnello divino colla piccola croce sul dorso.
Come una madre che al di sopra delle onde invadenti solleva la sua creatura perchè alcuno la salvi, il tempo tenne in piedi sino alla fine del nostro secolo il bel campanile, perchè un artista dal gusto squisito, dalla coltura profonda, dalla volontà ferrea — quegli a cui Milano deve la salvezza di tanti antichi monumenti che si disperava ormai di ricuperare — ridasse anche a questo la solidità, l’eleganza e la leggerezza che aveva perdute.
Eccolo ora perfetto, colla torre ottagonale così maraviglioso lavoro di terracotta, ad archetti e finestre tramezzate, che va facendosi sempre più sottile e leggiadra man mano che si eleva, fino alla galleria a colonnine binate in marmo bianco, che sorregge il rosso cono cestile con l’arcangelo, il quale sembra gioioso di dare al vento