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62 | san gottardo |
chi i cui giorni erano contati, e a quello del Visconti giovane e potente, che lì, nel palazzo accanto alla chiesa, tormentato per la gotta, forse prevedeva la sua fine immatura.
Il campanile si rizza ancora oggi snello e poetico al disopra del tozzo palazzo reale; di un mare di prosaici tetti che sembrano stringerlo, premerlo ai fianchi, tentar di soffocarlo: nulla, nulla più d’artistico intorno ad esso, neppure la chiesa eretta con sì devoto amore da Azzone Visconti sul sacro terreno di quel San Giovanni alle Fonti, che forse vide in bianca tunica di neofita Sant’Ambrogio e Sant’Agostino.
Il santo protettore dei gottosi non salvò dalla morte il suo divoto, e morto non protesse le sue ossa nel bel sepolcreto di marmo scolpito da Balduccio da Pisa, dove egli avea creduto di poter dormire fino al giorno del Gran Giudizio. Tutto è scomparso, anche lo splendido palazzo fabbricato nel vasto Brolo, degno della chiesa che gli sorgeva accanto, coi maravigliosi giardini e serragli e fontane, e la corte d’onore dove il Petrarca vide banchettare in pompa sfarzosa, sotto padiglioni di arazzi tessuti d’oro, e dalla quale si accedeva alla famosa sala della Gloria, che Giotto dipinse.