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e il monastero maggiore | 55 |
tuoso, artistico castello di Porta Giovia, fra feste e conviti, il suo vivace ingegno si appaga e la sua coltura si affina. Ma il vecchio e la fanciulla non si rassegnano al doloroso esilio, all’ospitalità generosa che non potranno mai ricambiare: l’uno ha lasciato a Bologna troppi ricordi e troppi affetti, l’altra, forse un solo ricordo e un solo affetto, ma di quelli che durano tutta la vita nel cuore di una donna. Morto il vecchio, la fanciulla non vede più nulla intorno a sè, fuor che quel cielo dov’egli è andato ad aspettarla, e si rifugia, smarrita di dolore, a chieder la pace nel Monastero.
Gli affreschi del Luini ci dicono tutto l’amore di quel padre e di quella madre imploranti invano davanti alla porta del Monastero. Notte e giorno essi vorrebbero rimanere in quella chiesa, intenti ad afferrare la voce della loro creatura fra il coro delle monache, e non potendolo, si fanno ritrarre dal Luini nella parete di fianco all’altare.
Oh come ci dicono, quelle due figure, quanto è costato al loro cuore il gran sacrificio! da soli, no, non potrebbero inginocchiarsi e adorare quel Dio che ha loro rapito la figliola; tre santi sono intorno a ciascuno di essi, per dar loro coraggio e conforto: uno, davanti, addita l’altare, un altro di fianco tiene loro la mano sulla spalla,