Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
santa maria delle grazie | 41 |
alle seduzioni di un’arte che dava al sentimento religioso tutte le armonie e gli incanti di una poesia alla quale il loro animo — chiuso fra le pareti delle celle, mortificato dalle penitenze, mirante sempre al teschio umano e alle piaghe divine — non sapeva elevarsi. Dai cortili del loro ampio chiostro, dove più non lavorava Leonardo, mirando la ricca cupola allora che dal Castello sventolavano le insegne del re francese, avranno presentito il futuro tramutarsi della patria loro e dell’umana società, essi che già avevano assistito a quello del loro mite e pietoso ordine.
Anche quel loro convento, sorto sopra i quartieri d’inverno delle milizie ducali, doveva risonare più tardi dei lamenti e delle grida strazianti dei torturati dell’Inquisizione, poi dello scalpitìo e delle trombe di armati usurpatori, francesi, spagnuoli, austriaci; finchè la trattenuta fiumana della libertà, prorompendo non spazzò via tutti gl’ingombranti ciottoli, e non si fermò, quieta e limpida, a lasciar udire la musica intonante inni patriottici davanti al tempio, dalle cui porte spalancate esce la musica solenne dell’organo e il profumo dell’incenso.