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la quale aveva sognato di prepararsi il ricco mausoleo.

Sotto l’alta cupola, in quella lugubre notte, devono essere risonate alla sua superstiziosa fantasia eccitata, strane voci sghignazzanti, devono essere usciti dagli angoli bui, paurosi spettri gridanti vendetta, e quello di suo nipote Galeazzo deve averlo afferrato alla gola, maledicendolo.



Nessuno più mise mano alla chiesa di Santa Maria delle Grazie: essa rimase come gioiello buttato nel fango, calpestato da cento piedi, logorato dalle intemperie, ma sempre sfolgorante sotto i raggi del sole.

I frati di San Domenico devono aver meditato lungamente sulla vanità delle umane cose, essi che avrebbero voluto un’umile chiesa dal severo e semplice tetto di legno, essi che invano avevano lottato contro la divozione dei duchi, pei quali la Madonna era divenuta quasi un idolo pagano, che abbagliavano cogli ori e gli splendori perchè i puri occhi non vedessero le turpitudini nascoste di sotto. Invano si erano opposti