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san simpliciano | 29 |
E la sopravvegnente primavera? è il ritorno delle rondini sotto le grondaje? Lo scampanìo di quelle due feste è un’allegria per tutti: a nessuno sembrano le campane degli altri giorni.
Chi è l’artista che batte la tastiera di lassù? perchè non vi sale più spesso dentro l’anno a portar le anime in alto colle sue note armoniose? non sapete, o campane di San Simpliciano, che la musica vi deve essere sacra più che alle altre perchè sotto le vôlte austere della vostra chiesa risuonarono le prime voci di fanciulli cristiani accompagnanti i riti?
Per Simpliciano come per Sant’Ambrogio la musica era l’ala che portava le anime a Dio. Davide salmeggiava: «Lodate Dio al suono delle trombe, lodatelo col salterio e colla cetera. Lodatelo col tamburro e col flauto, lodatelo coll’arpicordo e coll’organo.» Ambrogio, meno rumoroso e più intellettuale, diceva semplicemente: Lodatelo ad ogni ora del giorno, da quando canta il gallo a quando spegnete le lucerne, colla musica del vostro canto.
Ma sonate, o campane, i vostri più esultanti accordi un giorno ancora nell’anno, nel maggio fiorito, al 29 del mese: narrate ancora al popolo di Milano che l’ha dimenticata, la miracolosa leggenda.