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28 san simpliciano


Ma tace la campana grave e triste di San Simpliciano e la nostra immaginazione brancola nel silenzio e nel buio.



Pochi giorni di gioia e di godimento intenso compensano qualche volta la tristezza e i crucci di una vita. Così il campanile di San Simpliciano in due giorni dell’anno — quello della festa patronale e quello della prima comunione delle fanciulle e dei fanciulli della parrocchia — fa dimenticare col suo allegro scampanìo, l’uggia di tutto il resto dell’anno.

Sono note squillanti e gioiose che entrano come raggi di sole in tutte le stanze del popoloso e popolare quartiere; scendono nei cortili stretti e scuri, infilano le umide scale e i ballattoi, fanno spalancare le finestre, portando un risveglio di vita in vecchi infermi e malinconici, in bimbi anemici e senza sorriso, in vecchie fanciulle senza amore; portano forse un desiderio di vita più onesta in tanti corrotti che s’annidano in certe putride case lì intorno, in vie sudicie di cui una portò fino a qualche tempo fa, e merita ancora, il nome di Guasto.