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20 | san marco |
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Ma che c’è ora? perchè mai, arrivati sul ponte Marcellino non proviamo più la tetraggine di quel fianco oscuro di San Marco? che cosa mai ci fa sollevar la testa senza volerlo e ci porta il pensiero in alto?
Ben pochi s’accorsero a Milano che cosa è accaduto da qualche anno al campanile di San Marco. I giornali anch’essi aveano ben altro di che occuparsi: figuratevi! c’era allora la pavimentazione delle vie, i viaggi semigratis dei giornalisti, c’erano le oche ammaestrate al Dal Verme; vi pare che avesse tempo il pubblico di alzar gli occhi e di vedere se sul cielo di Milano si disegnava un campanile di più?
Eppure questo campanile è un pezzetto di trecento risuscitato: il vecchio cono decapitato da Ferrante Gonzaga, s’è rizzato di nuovo snello e fresco a guardare il Castello che non ha più paura.
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Ed è un poema questa risurrezione: un poema che vorrebbe Longfellow per cantarlo.