Pagina:Albini - Voci di campanili.djvu/16


san carlo 13

vedeva quel giorno la lunga linea delle Prealpi, andava di tetto in tetto curioso e affascinato.

La copertura esterna della cupola s’era completamente sfasciata, erano già cessate affatto le ansie che tutta la volta precipitasse in chiesa, e ancora molti s’indugiavano sulle terrazze, sotto il sole cocente; parecchie signore vi tornarono nell’ora del tramonto, quel giorno ed ancora altri giorni, per mostrare ai conoscenti la cupola denudata, ma in realtà per riprovare la sensazione gradevolissima di trovarsi in alto, di respirare liberamente al disopra delle strade e delle case, dei rumori e della folla.

L’incendio del cupolone di San Carlo ha portato in alto molti cuori, e i vecchi campanili sconosciuti o dimenticati hanno acquistato simpatie di cui si rallegrano.

Ecco che ora essi cantano nell’aria serena e infocata dei mesi caldi, nelle sere in cui giù non si respira e la folla si trascina, stanca e svogliata, in cerca, inutilmente, di fresco e di sollievo. Ecco cantano, ai cuori aperti e alle menti pensose che salgono in alto, le loro vecchie canzoni, raccontando antiche istorie e poetiche leggende.