Pagina:Albini - Voci di campanili.djvu/14


san carlo 11

il fascino di uno spettacolo grandioso nella sua terribilità, reso solenne dal pensiero che è una casa di Dio che brucia nel centro di una città popolosa.

Nel gran tempio circolare dalle alte colonne di granito, che pare una maestosa sala romana dalla quale accedere a grandiose terme, il sentimento cristiano non sa trovarvi rifugio. Le preghiere si smarriscono là dentro, se ne vanno perdute nella vastità della cupola, fra gli intercolonii e nelle nicchie vuote: rabbrividiscono davanti alle bianche statue degli altari, battono inutilmente le ali contro tutta quella fredda architettura pagana.

Ed ecco che accumulate da mezzo secolo là sotto, ora escono finalmente, fatte torve dal lungo indugio, fatte ardenti dall’ansia compressa, dai dolori non consolati, dalle suppliche non esaudite; escono in lingue di fuoco dai pertugi trovati aperti, s’alzano guizzando e divampando verso il cielo finalmente ritrovato: verso il cielo ampio e sereno, verso il sole che le vince in ardore e in bagliore.

Screpola l’ampia copertura di rame, si contorce, si rizza, si ripulisce alla fiamma purificatrice, appare rossa e lucente, abbagliante sotto il sole; risuona tintinnando e stridendo sotto la