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10 | san carlo |
Un incendio! un incendio nel centro di Milano!... forse l’officina elettrica, forse i magazzini di Bocconi. La mente prova uno smarrimento perchè non sa prevedere le conseguenze. Ci saranno vite umane in pericolo? potranno mettersi tutti in salvo in quell’alveare a mille cellette ch’è un casamento di città? i fili elettrici, i tubi di gas, tutta quella complicata rete che allaccia oggi una casa a quelle vicine ed anche alle lontane, non propagherà il pericolo?
In un attimo i terrazzi sopra i tetti sono popolati e un senso di sorpresa, di stupore, poi di uno sgomento affatto diverso da quello a cui si era preparati, s’impadronisce di tutti. Le popolane giungono le mani con terrore: «Brucia una chiesa! brucia San Carlo!»
La gran cupola fuma come un vulcano. Coperta di rame annerito dal tempo e dalla pioggia, resiste alle fiamme che covano sotto: dalle finestre arcuate che sono torno torno alla curva, prorompono colonne di fumo come da sfiatatoi di un’enorme macchina a vapore, o meglio come dalle punte di un immenso obice che debba scoppiare da un momento all’altro.
Cessato ogni timore di vittime umane, cessato quello di distruzione di un’opera artistica, rimane