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nato nella gioventù e la contenta e la rasserena, perchè le dà in certo modo la misura delle sue forze.

E a quelle fra voi che colpite da qualche grave dolore si sentono infiacchite e indifferenti a ogni lavoro, io dico: figliole care, le terre lungamente soleggiate, che non conoscono le pioggie, inaridiscono: il dolore è il grande, benefico fecondatore dell’anima; il grande ispiratore di ogni più alta poesia, il grande eccitatore d’ogni più santo eroismo. Ma perchè ciò sia, non dobbiamo lasciarlo colar lento sin nel profondo del nostro essere e impietrirvisi a chiudere ogni fonte di energia.

Ricordate il Pascoli? la sua giovinezza conobbe un’orribile tragedia domestica, eppure «l’uomo che da quel nero ha oscurata la vita, chiama e benedice la vita che è bella, tutta bella». Ma soggiunse: «se noi non la guastassimo a noi e agli altri».

Sì, figliole, la vita è seminata di molte gioie, e sta a voi di raccoglierle. Le testine dritte, il cuore in alto, andate incontro all’avvenire, belle di quella serenità che rivela la purezza dei vostri ideali. E chiedete all’attività varia,

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