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La preparazione | 17 |
genza e due mani e un’anima vibrante, e che i pregiudizi materni tengono incatenate nell’ozio più completo. «Quando si ha un nome come quello che voi portate, non si può disonorarlo col lavoro!» dice quella madre nell’anno di grazia 1914, nella nostra Italia, nel forte, laborioso e civilissimo Piemonte! Pensate poi in altre regioni meno evolute!
Eppure quale magnifico esempio danno tante altre fanciulle!
Ebbi l’inverno scorso la visita di una deliziosa signorina che si era fatta precedere dal biglietto di una mia cugina, la quale mi presentava la marchesina B.
Deliziosa! è la parola, per dire la sua bellezza fine, la sua eleganza fatta di semplicità di linee e di distinzione, ma soprattutto per esprimere il fascino dalla sua serena e coraggiosa sincerità.
— Noi non siamo più ricchi: i miei fratelli lavorano o studiano per prepararsi a lavorare; la nostra casina a Roma, ove siamo venuti a stabilirci per l’impiego di mio fratello maggiore, è piccina come una scatola! Mammà può attendervi senza fatica, con l’aiuto di una do-
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