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foglia al vento da improvviso mutamento di fortuna! Quante donne io vidi, rimaste vedove, impacciate, desolate della loro inettitudine! Quante fanciulle invidiare i loro uomini, che potevano dalle loro mani, dal loro cervello cavar lavoro e guadagno, e prendere deliberazioni dolorose ma salutari, — come quella dell’emigrare — per strapparsi a tutti i legami di convenzioni, di pregiudizi, di riguardi familiari che così spesso ostacolano il libero slancio di gente che deve rinunciare a una vita oziosa per mettersi a lavorare.

Vi sono vecchie famiglie, viventi ora in campagna, che languiscono in un’oziosità che le annienta. O tu, coraggiosa figliola che porti un gran nome, e che dal tuo antico storico castello del Piemonte mi scrivi lettere così desolate, tu sapresti dire meglio di quel che io possa che cosa sia la vita di una madre con cinque figliole ridotte alla solitudine, in una crescente miseria, incapaci di uscirne, vendendo a uno a uno gli antichi quadri e gli antichi mobili, così da rimanere nello squallore di una grande casa quasi vuota.

Cinque figliole che hanno tutte un’intelli-

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