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214 | Il nostro salario |
darietà con i nostri simili, realizzata in un comune lavoro e in un comune destino! gioia fisica anche, quella che deriverà dall’armonia delle funzioni e dalla pienezza della vita».
Comune lavoro e comune destino!
Applicandolo al nostro soggetto, quanto fa pensare! Se v’è destino e lavoro comune è precisamente questo di gente che, ai tempi remoti, — lo vediamo nella Bibbia, — l’erano chiamati famigliari e che noi, malgrado tanta civiltà, chiamiamo ancora servitori. Gente che abbandona la propria casa, la propria famiglia, per venire a vivere sotto il nostro tetto, per essere spettatori e partecipi delle nostre gioie e dei nostri dolori. Nessun amico, nessun congiunto di sangue viene a conoscere i nostri caratteri, i nostri interessi e perfino i nostri pensieri più delle persone che ci servono: attori che non parlano, ma che tutto vedono, tutto odono, tutto indovinano, tutto giudicano.
Non parliamo male di loro, come si usa; parliamo invece male dei padroni. Guardiamoci intorno, e vedremo che la fedeltà, il rispetto, la devozione affettuosa, si ritrovano là dove è l’onestà, l’attività, la purezza dei co-
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