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Le piccole virtù 197

non bisogna credere che si esercitano intieramente qualora si prestano dei buoni uffizi e si fanno delle carezze a persone amabili e amate: allora si segue piuttosto la naturale inclinazione ed il genio amichevole. L’esercizio loro più verace è sopportare gli spiace* voli e gl’ingrati, benchè in petto ne fremano talvolta tutte le nostre passioncelle! Tanto è vero che non si seconda in esse la volontà propria, che il fiore più bello di tali virtù è riposto appunto nel coprire l’antipatia; la molestia, l’ira e la discordia interna dell’anima. Nella pratica di esse è lecito il fingere e divien lodevole una non so quale ipocrisia. Per fingere intendo il dissimulare una disattenzione, uno sgarbo, un dispregio che si riceve, quasi fossimo senza occhi e senza orecchie. Per ipocrisia lodevole intendo mostrare la calma sul viso, mentre il cuore è in procella; pronunziare fredde le parole, mentre le affezioni son calde; tacere affatto; mentre si avrebbe il maggior stimolo al garrire. Lo studio poi più da raccomandarsi, è di serbare in tali sforzi una piena naturalezza, onde non appaia al di fuori quanto suc-

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