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196 | Le piccole virtù |
bligarci a fare una cosa che non possiamo soffrire, o ad occuparci di una persona che ci è antipatica? Come si fa, dico, a non rispondere con un: «Auf! eccomi!» sgarbato, o anche con una spallucciata a una persona seccante? Come si fa a pretendere che si vada a tavola col viso allegro, o si ascolti con interesse un racconto inconcludente, o si sorrida a una grulleria?
Eppure... eppure c’è chi lo fa, e non per bontà istintiva: c’è chi, appunto in quei momenti, e anche in altri di più seri e più gravi tristezze, dà una risposta mite, fa un atto cortese o china il capo in silenzio a lasciar passar la bufera.
Perchè non lo faremo anche noi? Se è tanto difficile, come è degno di una creatura intelligente, forte e buona lo studiare per riuscirvi!
* * *
Ma vediamo ancora che cosa dice l’opuscoletto.
«Le piccole virtù si esercitano come contro «voglia» — oh, lo sappiamo noi! — «perchè
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