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Le piccole virtù | 189 |
In certe giornate piovose del novembre, in certe fredde notti d’inverno, di ritorno dal teatro dove s’è udita una musica triste, in certi soffocanti pomeriggi di estate, o prima che nella casa s’accendano i lumi passano, come vampate calde nella testa, profonde invidie per le suore che vanno lontano in paesi barbari a portar la carità e la fede; ci sorprendiamo a sognare d’essere una povera mamma su in una soffitta, che veglia tutta la notte agucchiando per guadagnare il pane al suo bambino, addormentato lì accanto, nella culla di vimini; e si provano delle indicibili tenerezze, de’ ferventi desideri di dedicar tutta la vita a un giovane malato di cui s’è intravvista la faccia pallida e melanconica dietro i vetri di una finestra...
Ma quando diventa caro il libriccino ammuffito dell’abate conte, è segno che siam mutate in molte cose. È segno che in fondo a ciò che una volta ci pareva generosità, abbiamo visto un po’ di egoismo; è segno che troviamo più meritorio non strappare il cuore alla mamma e al babbo, e star tranquille a casa nostra ed aver cura di loro, piuttosto che andare in paesi lontani a far le suore di carità senza vocazione.
Le piccole virtù | 189 |