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Le piccole virtù 187


E pensate che oggi è ancora qui sulla mia scrivania, quest’opuscolino di trent’otto pagine, che non sa più di muffa, e — cosa anche più strana — neppur di sacrestia; ora provo una venerazione per questo abate conte Roberti che ha saputo far soggezione alla fanciulla di sedici anni, e diventare per quella di venti, e rimanere poi sempre, come un piccolo prezioso vangelo.

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Le piccole virtù, che cosa sono?

È facile figurarselo: saranno quelle della gente piccina: di certe sorelle di prevosti che si mummificano ne’ corridoi dei presbiteri senza sole e senza voci di bimbi; di certi scrivani, vecchi prima d’esser giovani, che passano le loro giornate chini su un registro, colle maniche di cotonina nera infilate sulla giacchetta consunta e la penna del ronde nell’orecchio; di certe povere ragazze brutte, grulle, destinate a non saper far nulla da sè e a rimaner bamboccione fino a ottant’anni. Qualcosa di bene su questa terra tutti dobbiamo fare: non

Le piccole virtù 187