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186 | Le piccole virtù |
Pure lo apersi; cominciava: «San Francesco di Sales nelle opere sue, ecc., ecc.».
Volto la pagina: «S. Paolo dice...» volto ancora: «E S. Gerolamo consigliò...» e nella facciata di contro: «San Gregorio Magno scrisse...» Ho capito! e misi l’opuscolo a far da fondo ai volumi del Vasari.
Che nessuno lo sappia! Qua e là, fra i nomi di quei santi, avevo visto abbastanza per capire che si parlava di parecchie virtù che io non possedevo, e a sedici anni non si ha voglia di sentir correzioni. Ma non dimenticai più il titolo di quell’opuscolo, nè il nome dell’abate conte, e neppure il piano della libreria dove lo avevo relegato.
- E tre o quattro anni dopo lo andai a cercare. Qui bisogna che confessi una colpa, anzi due: prima di tutto, che lo nascosi fra i miei quaderni e lo leggevo di soppiatto, per non sentirmi dire dalla mamma: «Ah, brava, è appunto il libro che ci vuole per certe signorine di mia conoscenza», e poi di non aver detto al babbo che dalla sua vecchia biblioteca esso era venuto ad abitare nella nova casa della sua figliola.
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