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Il lusso 169


Se quei denari fossero stati impiegati, supponiamo, a creare un giardino, ecco che gli uomini avrebbero ugualmente lavorato, e gli alberi crescendo, sarebbero diventati un valore, oltrechè intiere generazioni avrebbero goduto del vantaggio morale di un luogo ameno; non vi pare? «Non sono da reputarsi improduttive, ma al contrario utilissime quelle spese che rallegrano e ingentiliscono la plebe», scrisse ancora il Minghetti ricordando i divertimenti pur così fastosi dei ricchi del Rinascimento d’Italia, ch’erano sorgente di piacere al popolo.

Volete un altro esempio? Le corse di cavalli, questa chiassosa e insolente ostentazione di abitudini signorili e di lusso, è scusata da certuni colla parola: è tutto commercio. Commercio utile? commercio benefico? commercio nazionale? no, perchè nulla rimane, no perchè demoralizzante, no perchè fra bardature, cavalli, fantini, bookmakers e premi, sono centinaia di migliaia di lire che vanno all’estero. È quindi uno dei lussi che costano più che non producano, uno di quelli incomprensibili per l’economista come per il moralista.

Il lusso 169