La cassetta delle rinunce |
|
127 |
bicchier d’acqua e rimontai in terza classe, tutta affranta da una stanchezza morale quale mai avevo sentito: avvilita, umiliata della mia mancanza di coraggio che mi rendeva irriconoscibile a me stessa. Come? siamo schiavi a questo punto dell’opinione altrui, e di un’opinione che non tocca il nostro onore, ma la nostra borsa solamente?
Quel conte veneziano, quel maestro abruzzese, non avrebbero forse tenuta più alta nella loro stima la signora Sofia Bisi se l’avessero veduta viaggiare in terza classe? L’elegante Ministro che aveva presieduto così brillantemente e così galantemente il Congresso, non mi avrebbe più fatto il suo inchino lusinghiero se mi avesse veduta? Fradeletto sarebbe forse rimasto deluso dall’aver invitato ad inaugurare il Congresso una signora che viaggia in terza classe? No, no: la società è migliore di quel che crediamo: se certe frivole donne, se certi sciocchi uomini fingerebbero di non riconoscerci (dandoci così la misura del loro valore morale) duecento altri ve n’è, per i quali restiamo sempre noi, e cinquanta per i quali forse diventiamo qualche cosa di più.
La cassetta delle rinunce |
|
127 |