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120 La cassetta delle rinunce

vanti, io dietro, ad aspettare il nostro turno per prendere il biglietto. A un tratto la moglie si fa largo fra la gente e viene a dirgli una parola piano, all’orecchio. Io vidi lui aggrottare le sopracciglia, confabulare un poco, poi ella se ne tornò alle sue sacche e ai suoi bambini; ed io m’accorsi che egli non ripigliava più il discorso di prima ed era preoccupato. Poi aperse il portafogli che teneva stretto con una mano e aggiunse un biglietto da cinquanta alle cento lire che già teneva sotto il pollice. Capii — e quanta pena ne provai, non ve lo so dire — che sua moglie si vergognava che io lo vedessi prendere biglietti di terza classe!

Ci vergogniamo dunque di far un’economia, come se fosse un’azione degradante! Non ci vergogniamo però di prendere biglietti di prima e quindi di far pensare ai conoscenti che spendiamo più di quel che dovremmo. Non è la più madornale, la più ridicola delle sciocchezze? Un professore di ginnasio guadagna in Italia meno di molti operai, e per farsi credere di una classe superiore, ha proprio bisogno di far simili sacrifici? togliere, si può dire, ai propri figli, il danaro che occorre per «far

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