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La cassetta delle rinunce 109

corpo distrutto dalla miseria come quello. Alcune giovani amiche mie mi aiutarono a sfamare, rivestire quella madre malata e senza lavoro, c ridotta in tale stalo da non poter trovarne; una mia sorella s’incaricò del bimbo e se lo portò in campagna. La prima idea fu di tenerselo in casa, ma non si può imporre a una numerosa famiglia, ai propri ospiti, lo spettacolo pietoso di un esserino tutto occhi, bocca e orecchie, che faceva pensare a una rana, a un ragno, a molte bestie, poverino, fuorchè a quello squisito, delizioso, caro esserino ch’è di solito, che dovrebbe essere sempre, un bambino.

È triste dire quel non si può, ma è così. È un problema serio quello di prendersi in casa un povero bambino — antipatico di aspetto e di maniere — quando si è molti in famiglia e non tutti d’accordo sull’opportunità di una simile carità.

Vi sono molte volte le persone stesse di servizio che fanno il broncio e se occorre dispetti alla proverà creaturina; l’invidia umana è così grande! Ricordo che mia sorella, non so se per queste od altre ragioni, forse solo perchè trovò

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