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Sofia Bisi Albini. La sua vita e la sua opera xvii


solverli rimanendo nella legge. E non vuoi arrivare alle ultime conseguenze per provvedere, ma vuol prevenire. Quindi sconfigge usanze e pregiudizi quando essi limitano la libertà d’azione della donna, specialmente nel periodo della prima giovinezza; nel quale essa vuole che possa prepararsi da sè la propria felicità, senza dover poi calpestare la legge per conquistarla.

La Ruelli e la Bisi si ritrovano quando l’una e l’altra, infaticate lavoratrici, onestamente ammettono che il lavoro è un dovere, un conforto prezioso, un legame di solidarietà fraterna tra gli umani, ma la molla dell’esistenza, che troppe volte si deve reprimere in sè stesse, è la felicità.

Il dualismo tra il dovere e la sete di gioia Sofia Bisi Albini lo descrive rapidamente in questa pagina che tolgo dal «Libro di una spettatrice»:

«Ed ecco svolto in un’altra antica strada nella quale abbondano pure vasti giardini ed ortaglie, e conventi e ricoveri si alternano a ospedali e i case di salute. No, non sono in vie gaie. Al disopra dei muri scavalcati dalle glicinie passano con profumi deliziosi di fiori vampate di odor d’acido fenico e di jodoformio, e mi sento umiliata del senso opprimente ch’io provo, della ten-

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