Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
L’amore della campagna | 87 |
narsene a casa sfigurati dal caldo, molli di sudore, colle giacchette sul braccio, i colletti sbottonati, coi cappelli e le scarpe bianche come quelle dei mugnai! Questo si chiama sudare!
Tutti i malanni se ne vanno fuori dei pori, capite? Altro che bagni a vapore!
Un giorno dell’estate passata, ero in montagna e leggevo all’ombra di un magnifico bosco di castagni, quando fui disturbata dall’apparizione di uno strano alpinista. Indossava un largo e lucido impermeabile, sebbene a parecchi giorni di pioggia fosse succeduto il più splendido sereno; e le sue tasche erano così rigonfie da parer due sacchi appesi ai fianchi.
Era fermo con aria risoluta, un piede avanti: poi afferrò un binoccolo da teatro e si mise a guardare... Io chiusi il libro e mi rizzai: quelle due lenti s’erano puntate su me, almeno mi parve, e mi sentii tutta scossa da un brivido d’imbarazzo.
— C’è! — esclamò ad un tratto con un vocione rauco; e quello strano uomo s’arrampicò vivamente in su, verso di me, col suo nero impermeabile svolazzante che gli dava un’aria tragica.
L’amore della campagna | 87 |