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58 | La gioia del lavoro |
riposo, continuarono a lavorare instancabili Quanti dicono: «Se non lavorassi sarei un uomo morto»; e infatti, chi di noi non vide subitamente infiacchire, intristire e morire forti lavoratori, quando credettero di trovar nel riposo la felicità?
E ogni giorno noi abbiamo pure occasione di avvertire come questo lavoro così calunniato — chiamato sacrificio o schiavitù, anche quando non lo è, — sia un bisogno della vita e un godimento. Un giorno di riposo è per l’operaio e per lo scolaro una festa: ma al secondo già appaiono sui loro visi i primi lievi segni di una noia inconfessata: al terzo le braccia pendenti del lavoratore sembrano già stanche e vergognose dell’ozio: e sulle labbra del fanciullo viene la frase pronunciata con voce supremamente annoiata: «Oh, mamma, che cosa facciamo oggi?»
Si può dire, senza tema d’errare, che tutte le più nobili qualità vengono all’uomo dal lavoro: la dignità, la forza d’animo, il coraggio, l’onestà, la serenità.
Noi donne ora abbiamo capito come esso aiuti i nostri uomini a sopportare anche i do-
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