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Le fanciulle d’ieri

e quelle d'oggi



Sofia Bisi Albini



C

i si maraviglia dell’immenso progresso compiutosi in questi ultimi anni nel mondo scientifico e industriale, e nessuno ancora si è accorto di un altro grande maraviglioso progresso: quello delle fanciulle, le madri di domani, grazie alle quali la società sta per compiere un’evoluzione sorprendente. E sono le madri d’oggi e quelle di ieri che l’hanno sapientemente preparata.

Noi siamo nate nel mattino radioso del nostro Risorgimento e sappiamo quale largo respiro corse per l’Italia. Le nostre mamme, che fanciulle avevano visto il 48, erano ancora palpitanti di tutte le emozioni provate. Noi trovavamo in fondo ai cassetti coccarde italiane e francesi che avevano visto i giorni inebbrianti del 59, e compitavamo su vecchi proclami patriottici. Vedevamo le mamme tutte occupate a fondar scuole degne dei nuovi tempi, società di Mutuo Soccorso fra operaie, ricoveri per i bambini lattanti delle donne che lavorano nelle fabbriche...

Certe nonne scotevano il capo. A quarant’anni esse avevano incominciato a portar la cuffia, e a cinquanta erano già vecchie di corpo e di spirito come ora non vediamo nessuna donna neppure a ottanta anni. Esse si levavano da letto alle undici e se ne stavano tutto il giorno sedute nella poltrona davanti al tavolino da lavoro, o nell’angolo del sofà a ricevere, facendosi servire dalle figliole nubili, che davano loro del lei, o da domestici devoti come schiavi, che le calzavano e le vestivano come se esse non avessero le mani e non potessero inchinarsi.

Vi erano eccezioni, naturalmente: v’erano state le donne meravigliose che avevano partecipato a tutti i sogni e le ansie dei loro uomini, congiurato con essi, aiutato, scritto, viaggiato, per tener desta la grande idea di un’insurrezione che ci facesse finalmente liberi! Ma la maggioranza della vecchia generazione femminile d’allora era apata ed egoista


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