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Non ebbe tempo sua madre di liberarlo dal sacco; egli lo lasciò cader su una seggiola e corse alla tavola dove c’era pronta la colazione. Intanto il babbo arrivò e Grazia esaminò la zappa e il badile nuovi, ch’egli aveva portato e si mise a palpare il sacco tutto punte e bernoccoli per indovinare che cosa suo marito le avesse comperato.
«Qui c’è qualche regalo per me,» disse. «Una rocca? no?... allora sono scarpe. Ma cos’è questo? Una roba quadrata....»
Natale rideva non smettendo di mangiare, e Bernardo serio serio, diceva: «Che pretese hanno queste benedette donne: anche un regalo, vuole! come non si spendessero abbastanza soldi nelle cose necessarie.... Quest’è curiosa! ma chi ti dice che c’è roba per te, qua dentro?»
Natale ammiccava cogli occhi, seguitando a ridere e a mangiare. Finalmente Bernardo slego la bocca del sacco, e Grazia cacciò dentro così presto la testa, che suo marito ve la chiuse come un topo preso nella trappola.
«Ci sei! ci sei! non scappi più. Dimmi cos’hai visto.»
«Niente, ahi! niente ho visto! lasciami andare, briccone! soffoco....» E tirò su la sua testina tutta rossa e ridente.
«Che ne dici, Natale? Pensare che ho qui una donnina alta come una bambola, eh io potrei mettere in un sacco, solo che volessi, e invece mi ci lascio metter io tranquillamente, come se non fossi quell’omaccione che sono....»
La sua vociona era così piena di lieta tenerezza che quelle parole sembrarono più dolci di una carezza al cuore della buona piccola Grazia.