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era più forte di lui, gli faceva male, ecco, gli faceva male. E ora avrebbe dato non so che, per non essere nel suo letto, nella sua casa. Fece per rizzarsi: ma ricadde indietro preso da capogiro e da un orribile senso di nausea.
— I carabinieri! se venissero i carabinieri a prenderlo? Ora non poteva più fuggire! Ecco, ecc. perchè si trovava in casa di Natale. Lo avevano portato li apposta per consegnarlo nelle mani dei carabinieri! —
Intanto, in cucina, Natale aiutava la mamma a rompere con un sasso un gran pezzo di ghiaccio per metterne sulla testa di Nocente:
«Mamma, dici che guarirà? chi sa quanto male sente nella testa, vero?... E se io andassi a cercar nel bosco quella tal erba, ti ricordi? quell’erba che mi hai messo un giorno sul dito che m’ero tagliato e me l’ha fatto guarire in pochi giorni?»
«Oh, caro, ci vuol altro che l’erba per quella ferita nella testa! E poi ora vien buio, non vedi? nel bosco non ti lascio andare a quest’ora.»
«Ma io non ho paura, ve’! Vorrei proprio, mamma, che tu provassi quell’erba.»
Di lì a qualche ora, Marianna, avvertita dell’accaduto, accorse da Grazia e trovò Innocente con una febbre così forte che non c’era neppur da pensare a trasportarlo a casa.
L’indomani ebbe delirio: fissava tutti cogli occhi lucidi e ardenti, gridando: — lasciatemi andare! no, ah! non voglio! non voglio venire in prigione! — e buttava all’aria le coperte a calci, attaccandosi Coi denti al guanciale. Sua madre di giorno veniva a vederlo, ma non si fermava più di dieci minuti. Par-