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«Bel modo! se non gli avete rotta la testa è un miracolo guardate come sanguina dal naso.»

Nocente sentendosi difeso si mise a strillare ancora più forte, tirando calci come un indemoniato.

«Ohe, quieto, se vuoi che ti liberi» disse Bernardo chinandosi per slegarlo, mentre Natale gli asciugava il sangue colla sua pezzuola: ma Nocente, quando rizzò la testa e lo vide, gli disse: «Lasciami stare, stupido!» e gli fece volar la pezzuola lontano.

Prima che Bernardo avesse il tempo di lasciargli andare uno scappellotto per la sua malagrazia, Nocente balzò in piedi come un cavallo imbizzarrito, e si slanciò, cogli occhi che mandavano fiamme e tutto il corpicino fremente, contro i suoi fratelli.

Bernardo con una mano afferrò tutte e due le sue e il ragazzo, trovandosi impotente a vendicarsi, gridò colla voce sorda:

«Qualche giorno li ammazzo tutti!»

«Una bocca così piccola e una bestemmia così grossa!» disse Bernardo ridendo. «È la prima volta che gli altri riescono a fartene una e parli di vendetta! I tuoi fratelli hanno agito male, ma credevano giocare. Andiamo, entra in scuola, e tira dritto se vuoi che gli altri ti trattino bene.»

Nocente alzò il viso sfacciato e pauroso ad un tempo a guardare quell’omone che gli faceva la predica, e finchè la sua mano lo tenne stretto ebbe l’aria di ascoltare, ma quand’egli lo lasciò andare, sgattaiolò, facendo a Natale una smorfia che lo fece somigliare una scimmia.

«Bravi ragazzi,» disse la maestra quando tutti furono in classe «mi piace di vedere che avete tutti le faccie allegre. Nessuno di voi è stato portato qui