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«Io non ciò.»

Natale si sedette sull’erba al di qua dello steccato con una mano aggrappata al primo bastone, e offerse alla piccina l’ultimo boccone del suo pane; era proprio appena una briciolina.

Raffaella nel prenderla gli morsicò le dita, ed oh quanto riderei poi si misero a discorrere seriamente. Quel fiore là bianco era più bello di quello rosso, quello blu pareva una stella; la gallina aveva fatto tre ova, ma era proprio cattiva; ne aveva rotto due. Natale raccontò del suo bagno nel torrente e fece toccare a Raffaella i suoi capelli umidi perchè era inciampato in un sasso e si era annegato. Poi colla bambina si mise a guardare se gli erano rimasti sassolini fra un dito e l’altro dei piedi.

Natale le disse anche che tutti i bambini erano cattivi, e Raffaella osservò che lei era ciavia.

Grazia, uscita dalla cucina per dar un’occhiata alla sua biancheria e al suo figliolo, fu molto sorpresa d. trovar questo in conversazione con una bambina.

S’avvicinò piano sorridendo e stette un poco a sentire.

La bambina tentava di spiegare che lei aveva due mamme; una là in fondo, lontano lontano, e 1 altra nuova, che ha tanti bambini. A un tratto volto il viso in su e sorrise a quella donna che non aveva mai veduta.

«Oh il bel ricciolino! chi sei?» dimandò Grazia chinandosi al di sopra della stanga per pigliarla in braccio.

«Laffaella,» rispose la bambina.

«Raffaella di chi? non ti ho mai veduta.... Ah; sei forse la piccina di Marianna de’ Caprezzi, ch’eri a balia a Varallo?»