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Natale s’arrestò sul pendio di ghiaccio e la sua voce, una voce spenta che non pareva più la sua disse al resto della comitiva: «fermatevi un minuto, ho bisogno.... di respirare.» Si buttò colle braccia contro il ghiaccio chiudendo un momento gli occhi e si portò alle labbra la fiaschetta del cognac, poi r??spò e, presa una manciata di neve, si fregò la fronte e le tempia.

Gli altri uomini, fermi, puntati ai loro bastoni, guai davano in su con aria paurosa.

«Ti passa?» chiesero con ansietà.

«Sì, è passato.» E Natale si raddrizzo, sollevando la bocca aperta e gli occhi larghi verso il cielo sereno, come se ascoltasse qualche voce lontana. I voce del Curato che gli aveva detto benedicendolo — Che Dio ti faccia la grazia di salvarli tutti. Ch’Egli ti compensi di ciò che farai in quest’ora per i tuoi simili — e la dolce voce della sua amica che aveva risposto: — Così sia. —

Un gemito s’udì in quel momento. Natale si voltò, vide Nocente col volto sbiancato, gli occhi smarriti e le mani che annaspavano in aria.... Un istante e sarebbe precipitato! Natale lo afferrò, gli disse con la sua voce calda e sincera: — non aver paura! — e lo legò a se colla corda.