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E proprio nello stesso momento, lo stesso pensiero balena a Natale e l’orrore che lo invade e quasi lo fa oscillare, è più forte di quello che prova la sua vittima.

Da qualche ora egli ha letto negli occhi smarriti di Nocente la sua paura, e mentre egli ha voluto trascinarlo con sè col sentimento generoso di farlo agire come tutti i galantuomi, di obbligarlo a sentire e a operare come gli altri, ora il pensiero di ciò ch’egli teme lo fa pensare a quella ignobile vita che riconosce finalmente la giustizia di una punizione.

Da qualche ora anch’egli cammina come in un sogno: non sapendo più se va a salvare degli uomini o a ucciderne uno: le due idee si urtano, si confondono nella sua testa; due sentimenti, uno di carità, l’altro di crudeltà, uno sublime, l’altro infame, cozzano nella sua coscienza e gli danno la sensazione d essere un altro uomo ch’egli non conosce, che lo esalta e gli fa paura nello stesso tempo.

Ogni momento Nocente mette il piede in fallo, barcolla, è preso da capogiro; ma la mano di Natale, istintivamente lo afferra, lo salva.

Eppure.... Oh come respirerebbe liberamente se potesse tornare in paese colla certezza di non ritrovarlo più! andrebbe diritto alla casa di Raffaella e le direbbe: Raffaella mia buona, vuoi diventar mia moglie? Tu sarai il tesoro della nostra casa e ti compenseremo di tutto ciò che hai sofferto finora nella vita.

Come! Egli potrebbe dire questo, così dolcemente, sapendo di averle ucciso il fratello? Come! all’altare le stenderebbe la mano e potrebbe lasciarla benedire nella sua, se quella mano ora spingesse Nocente nell’abisso, in una tomba che nessuno più ritroverebbe?