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lato stendeva la mano su una di quelle teste e diceva con calma «non piangete ancora: un ritardo di qualche ora non vuol dire una disgrazia; coraggio, pregate, ma non piangete.»

L’uscio della cucina si spalancò e tutti si voltarono con una speranza sul volto: ma era Natale; Natale il quale disse con voce forte: «ho preparato tutto. Chi mi accompagna?»

Nel primo istante non compresero, poi s’udì un grido di spavento di Dorina, e subito dopo la voce del curato che disse: «C’era da aspettarselo! Bravo Natale: chi accompagna Natale che va a cercarli sulla montagna?»

Tre o quattro giovinotti e due uomini maturi si fecero innanzi. Natale, più alto di tutti, girò lo sguardo su gli altri uomini, e stendendo il braccio, disse con una voce che non ammetteva replica e uno sguardo che pareva passare da parte a parte un uomo: «E anche tu vieni!»

Tutti si voltarono, e dall’angolo dell’enorme camino videro rizzarsi la figura mingherlina di Nocente de’ Caprezzi. «Non sono mai stato sulla montagna» balbettò, ma non potè a meno di subire il fascino di quello sguardo, e si portò avanti, quasi senza volerlo.

«Ci anderai ora, se non sei un vigliacco!»

— Lo è, lo è — pensarono tutti, ricordandosi la sua paura di far il soldato, e s’aspettavano che rifiutasse. Ma capirono che Natale se lo voleva con sè, ve lo avrebbe trascinato se non avesse voluto, e si domandarono perchè mai ci teneva tanto d’aver un compagno così debole e così malpratico che invece di soccorrere, avrebbe forse avuto bisogno d’essere soccorso.