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Natale si rizzò a sedere sul letto col viso infiammato!

«No, no, non dite così, Vincenzo! pensate quante disgrazie ha avuto quella povera famiglia! Se quel ragazzo andasse in prigione, Marianna morirebbe nella disperazione! Anche il disonore! no no, in prigione Nocente non ci deve andare.»

«Non agitarti, non agitarti! non ne parlerò più.»

Natale chiuse un momento gli occhi, poi riaprendoli e stendendo sulla coperta la mano al suo vecchio amico, disse: «La gente cattiva è da compatire più dei malati: forse non è tutta colpa loro se sono cosi: la gente colpevole è quella che sa cos’è il bene e si lascia tirare alle cattive azioni. Guardate, Vincenzo, prima che al Curato vi farò a voi una confessione. Quella mattina che mi sono messo a letto, ho seguitato a domandarmi perchè mai dovrei sopportare sulla mia strada quel macigno che mi urta le gambe e me le fa sanguinare, quella bestia che schizza veleno addosso a me e a tutte le persone a cui voglio bene. Liberar il mondo da una creatura così dovrebbe essere una buona azione! Vedete un po’, Vincenzo? come si va facilmente sull’orlo dei precipizi?...»

Il vecchio sorrise: «No no, sta pur sicuro che tu non ci vai e non ci sei andato. A chi non piglia una volta un po’ di mal di montagna? viene un capogiro, si guarda giù, si sente come qualcosa che ci tira in fondo, ma è un male che passa.... una sorsata d’acquavite!...» e rise forte, facendo accorrere Grazia tutta lieta di veder il suo figliolo tornato come prima.