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giorno del castigo! ah, ah! buon riposo! sogna la tua sposa ricca che deve far crepare d’invidia tutto il paese! ah! la vedremo! verremo a farti la serenata!»
Natale si fermò, come impietrito dalla biliosa malignità che prorompeva da quella bocca cattiva; e, ferito nell’allusione alla sua sposa gridata da quel giovane spregevole proprio lì in quella casa, non trovò voce nè forza di rispondere; udì una finestrina aprirsi, udì una voce chiedere chi gridasse, e non seppe far altro che fuggire giù per il prato, verso casa sua.
La voce era quella di Raffaella. «Perchè gridi tanto, Nocente? che è successo?»
«Oh niente! è quel bestione di Natale. È rabbioso perchè la Regina non ha voluto saperne di lui e l’ha rimandato indietro, e se la piglia con me! Ma la vedremo per l’avvenire! Adesso io ho scoperto il suo segreto; che vuol riuscir a sposare una certa ragazza ricca per far morir d’invidia tutto il paese, e se non vuol che vada in piazza a dirlo dovrà ben rispettarmi, quel vigliaccone!»
Raffaella, aggrappata al davanzale della finestra aveva anch’essa impallidito, anch’essa colpita al cuore dalle parole di Nocente. Richiuse la finestra colle mani tremanti e si buttò barcollando sul letto.