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«Lassù c’è più morbido» disse Nocente con una smorfia.

«E puoi anche pigliarti una malattia: sei giallo come un limone e senti che tosse! vuoi proprio rovinarti la salute, matto!»

«Meglio rovinar la salute che andar soldato!» rispose colla voce cupa il giovane, ch’era così patite da sembrar già un vecchio.

Alla mente di Natale balenò allora la verità, e i suoi occhi mandarono fiamme. «Non ci arrivavo a capirlo se tu non me lo dicevi, vedi! perchè le persone oneste certe bricconate non le sanno neppur sospettare. Ah ti metti qua a dormire per rovinarti la salute e così essere scartato alla visita! vigliacco!... Già, lo sei sempre stato fin da ragazzo, fin da quando eri alto due spanne. Hai paura, eh! a far il soldato? paura di dover faticare, fannullone! che lasci portar le gerle piene alle tue sorelle e te ne stai tutto il giorno a pipare e a bere coi denari che gli altri guadagnano!... Se ne vadano gli altri a farsi ammazzare per la Patria, vero? ma tu, figuratevi! è così preziosa la tua vita!... Ah! bada che se ora non vado a denunciarti ai Carabinieri non è certo per amor tuo, chè meriteresti una volta o l’altra una lezione! E ora, avanti, marsh! in casa! se non vuoi che ti faccia sentire la forza delle mie mani.» E se lo fece camminar davanti, facendogli ogni tanto sentir la punta ferrata del suo bastone, come mandasse avanti una bestia recalcitrante. Quando furono arrivati alla casa, Nocente in un salto fu sul fienile, e di lassù, al sicuro, lanciò a Natale una pioggia di insulti.

«Va, che il vigliaccone sei tu! perchè sai d’essere grosso e forte, fai il prepotente! ma verrà per te il