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mamma: — una donna migliore è difficile trovarla. E vedrete che lo diranno tutti. E un diamante nascosto in mezzo alla polvere, ma quand’io l’avrò tirato fuori, tutti stupiranno di trovarlo così lucente!» Risero tutti e due e si lasciarono, non accorgendosi che una testa si era sollevata al di sopra del letamaio, tendendo gli orecchi per ascoltare.

Natale si fece largo fra i rami degli alberi pensando di attraversare il prato per arrivare più presto a casa: e nel momento che passava proprio rasente al mucchio di letame, gli parve di udire un colpo di tosse rattenuto, accompagnato da un fruscio. S’arrestò e chiese colla sua voce forte e sicura: — chi va là! Nessuno rispose: egli, fermo, senza l’ombra di paura, disse forte, colla certezza di parlare a qualcuno nel buio. «Fatti avanti: chi sei? le bestie non tossiscono cosi, ch’io sappia; e i galantuomini non si nascondono.» Aguzzava gli occhi per distinguere nell’oscurità, e fece il giro del mucchio di letame, ma non trovò nessuno. Si levò allora lo zaino da viaggio dalle spalle, e stava cercando zolfini e lampione quando una tosse insistente, prepotente, risonò dall’alto.

La voce di Natale tuonò: «Scendi, se no ti piglio! voglio vedere chi è quell’animale che va a dormire in un simile letto!»

Un’ombra nera si lasciò scivolar giù, e quell’atto pauroso, prima ancora che la lampadina accesa illuminasse il volto di quello sconosciuto, gli fece riconoscere chi fosse.

«Innocente?! cosa facevi lassù?»

«Dormivo» rispose colla voce rauca.

«Bel posto davvero! se non vuoi star in casa, c’è prati e foglie fin che vuoi, qua intorno!»