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di seta rosa pallido coi nastri rosa svolazzanti. Ma, fossero le perle che aveva al collo o i grossi orecchini di brillanti che scintillavano al sole, o fosse la bella persona, nessuno l’avrebbe presa per una montanara: era regina meglio che se avesse avuto il manto e la corona.

Non faceva che passare da quel villaggio di montagna per salire a vette più alte: aveva quasi i minuti contati se non voleva arrivare troppo tardi alla vetta, eppure non il più piccolo segno d’impazienza o di noia vedendosi arrestata da quella schiera di fanciulli che aveva fiori da presentarle, poesie da recitare. Ascoltò attenta il discorso del sindaco, accolse gli omaggi di tutti, entrò in chiesa a far una breve preghiera e vi ammirò un antico affresco, e quando finalmente giunse alla porta della locanda, s’arrestò ancora per salutare con un cenno della mano e un sorriso la vecchia guida che conosceva da un pezzo.

«M’accompagnate voi, non è vero?» dimandò.

«Maestà, non vorrei cedere questo onore a nessuno, neppure se fossi moribondo.»

«È vostro figlio questo? Che omone!»

«Maestà: non è mio figlio, vorrei che lo fosse: è una guida che fra pochi anni tutti conosceranno. Oggi avrà il suo battesimo. Se Sua Maestà lo permette, viene ad accompagnarla.»

«Oh nessun giudice migliore di voi, Vincenzo. Intanto ditemi come si chiama.»

Il giovane, ch’era sempre rimasto in silenzio, colla testa alta ed il viso che si coloriva a vampate per l’intensa soggezione, rispose colla voce tremante, ma forte: «Mi chiamo Natale Martinez, per servirla.»

Due giorni dopo, il vecchio Vincenzo e Natale,