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capiva tutto il ridicolo. Le due affezioni avevano una via così diversa che il confonderle sarebbe stato distruggerle. Ricordandosi d’aver avuto un tempo un sordo rancore contro Raffaella, ella ora se ne vergognava e avrebbe voluto cancellarne in sè fin la memoria. Ella ora ci teneva ad accentuare sempre più la differenza fra le due affezioni perchè Natale se le coltivasse in cuore tutte e due.

Fu un avvenimento il veder Natale attraversare quella mattina il paese con Dorina sulle braccia: quella povera buona inferma il cui stato di salute era andato sempre più aggravandosi, — dicevano i medici; ma che invece parlava sempre meno de’ suoi mali, e cercava di occupare meno che era possibile di sè i suoi cari, e di rendersi utile a tutti.

«Dove si fa portare la Dorina dell’albergo?» diceva la gente.

Là dove tutti s’avviavano quella mattina con pietosa premura: nella casa dov’era entrata la morte e ancora non lo si sapeva. Mentre dappertutto c’era verde e asciutto, là intorno si camminava nella melma per la gran quantità d’acqua adoperata per spegnere l’incendio. Il noce vicino alla stalla distrutta aveva tutte le foglie annerite e accartocciate. Stoppia, calcinacci, e legname bruciato ad ogni passo; e un odore nauseante di carne bruciata si spandeva fin fuori del paese.

Triste, triste preludio all’annuncio di una più grave disgrazia, come se gli spiriti tormentati di quei poveri giovani, morti schiacciati sotto la frana, fossero venuti corrucciati a distruggere cose e bestie che il loro lavoro e il loro risparmio avevano — inutilmente per essi — creato.