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«Ma le mucche! le nostre bestie! la mia mucca castagna!...» supplicò la fanciulla giungendo le mani. E v’era un tale dolore nella sua voce, che Natale ne fu scosso.

«Le salveremo» rispose in tono risoluto, e levatosi la giacca e inzuppatala in una secchia se ne avviluppò le braccia, poi, buttando via coi piedi tutte le stoppie bruciate, schivando coi movimenti rapidi della testa la paglia infiammata che pioveva dal tetto, si precipitò contro la porta. Quel giovane di diciott’anni pareva un gigante. «Acqua! acqua addosso a me!» gridò; e cinque o sei secchie gli furono rovesciate addosso mentre riusciva a scassinare la porta, che si spezzò e cadde in frantumi sotto i suoi pugni formidabili. Intanto i suoi capelli bruciavano e il petto nudo si scottava contro il catenaccio arroventato; poi scomparve.

Di fuori si fece silenzio nell’attesa penosa, e Raffaella si mise il grembiale alla bocca soffocando un grido di orrore.

Il tetto scricchiolava; gli uomini si misero a gridare: Natale! Natale!... s’udì un gran scroscio e, proprio in quel punto, nel vano della porta che pareva la bocca d’una fornace, apparve Natale trascinando con tutte e due le mani una mucca, la mucca color castagna....

Tutti si precipitarono in suo aiuto; soltanto Raffaella non si mosse: si rannicchiò in terra, col viso nascosto fra le mani come se volesse nascondersi.

Quando la voce di Natale che respirava forte, chiese, sopra di lei: «sei contenta, Raffaella?» ella sollevò il viso inondato di lagrime senza dir nulla: ma ne’ suoi occhi c’era una felicità che la fece ras-