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«Ma non sappiamo ancora nulla di certo!» disse l’albergatrice. «Aspettate a disperarvi, Vincenzo....» La voce di Natale disse: «C’è a Andermatt Gigio de’ Caprezzi, quel che ha moglie, con suo fratello Martino. Vedrete! quella è la famiglia delle disgrazie.»

«Oh non dirlo, Natale! Sai bene che tu indovini sempre!» esclamò Dorina.

In quella si sentì un picchio all’uscio. «Avanti!» dissero in parecchi, col presentimento che giungesse una cattiva nuova.

Erano due uomini con una lanterna; sul cappello incerato di uno di essi era la scritta: ufficio telegrafico di Varallo.

«Ci siamo!» disse l’albergatore con un tremito nelle mani.

«Ah sì! signor Sindaco! è una cattiva notizia....»

Il telegramma diceva: «Luigi e Martino fratelli Caprezzi, rimasti sotto una frana, morti sul colpo.»

Natale, dritto davanti al camino, si lasciò cadere sulla panca accanto a Dorina, e passandosi una mano sulla fronte pallida, mormorò:

«Non vorrei averlo detto! perchè l’ho detto?»

«Perchè Dio ti manda la verità a te.»

«Oh non dir queste cose, Dorina! Sono eresie, sai!» Dorina gli passò la mano scarna sul braccio e non disse più nulla.

Era mezzanotte quando l’albergatore colla lanterna in mano salutò in fondo alla piazza i suoi ospiti che si disperdevano per il paese.

Il villaggio era sprofondato nel buio e nel silenzio: solo una finestrina era illuminata, quella di Marianna de’ Caprezzi, malata da un mese con dolori atroci alle gambe.