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Un silenzio seguì: l’idea espressa da Natale era così impreveduta che tutti ebbero bisogno di star raccolti a pensarci su. A un tratto la voce di Dorina dall’angolo del camino disse: «Natale ha ragione» e quelli che pensavano che aveva torto non osarono più dir nulla.
«Guarda un po’ i telegrammi» disse Vincenzo.
Natale li lesse l’un dopo l’altro a voce alta, interrotto da commenti quando si trattava di cose interessanti. Infine legge: «Andermatt: Questa mattina alle ore nove una grossa frana....»
«Oh oh!» esclamarono più voci insieme in tono di doloroso stupore: «Ci sono i nostri!» E tutti si alzarono per chinarsi sopra Natale a leggere con lui.
Natale continuò: «una grossa frana seppellì undici operai!!»
Un brivido d’orrore corse fra tutta quella gente.
«Ma ci sono dei nostri per Dio! leggi, ci sono i nomi? i nomi? c’è Peppino a Andermatt! E il povero Andrea? e il Gigio!»
«Zitto, lasciate sentire!»
«Fra questi vi sono parecchi piemontesi....»
«Oh son loro! son loro! Oh che disgrazia!» gemè Vincenzo lasciandosi cadere sulla seggiola.
«Oh Madonna! fate che non sia vero!» esclamarono le donne facendosi il segno di croce.
Natale, bianco come il giornale che teneva spiegato davanti, taceva.
«C’è Peppino? leggi se c’è Peppino!» supplicò ancora Vincenzo. «Oh la mia povera sorella! era il suo unico figliolo! ho fatto da padrino l’altro giorno al suo maschio! Oh povero bambino che non conoscerà mai suo padre!»