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nessuno e potrò essere un poco utile a quelli che Dio mi ha messo intorno.»

Dorina, colle mani distese in grembo, guardava nel buio dove appena intravvedeva la figura di Natale, e ascoltava quella voce presa quasi da un senso di divozione.

Oh sì, sì, com’era giusto tutto ciò ch’egli diceva! quand’egli parlava, la sua mente provava come un benessere, le idee le uscivano dalla nebbia e tutto le appariva luminoso.

A un tratto, dall’angolo del camino, una voce forte disse: «Quanti anni hai, Natale?»

«Sedici,» egli rispose, turbato di aver avuto, senza saperlo, un altro ascoltatore.

Ma era il vecchio Vincenzo. «Di’ a Dorina» riprese «che tu ne sai a quest’ora già più di molti avvocati e di molti dottori. Non è la scienza che insegna l’onestà: e vai più il pensare che lo studiare.»

La voce di Dorina ancora non si fece udire. Natale allungò la mano, trovò i suoi ginocchi, e posandovela dimandò piano: «sei in collera, Dorina?...»

Ma le mani sottili di lei presero la sua mano robusta, ed ella chinò un momento la testina fino a sfiorarla cogli occhi umidi.

Quando la mamma entrò regnava nella stanza un gran silenzio, e soltanto quand’ebbe accesa la lampada s’accorse di quei tre seduti lontano l’uno dall’altro. «Oh, bella compagnia vi facevate!» esclamò ridendo.

Ella non sapeva che erano davvero uniti in quel momento dagli stessi pensieri.